Kitawala e Nyirenda, Tomo (ca. 1890-1926)

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La miniera di Jadotville (in Congo), dove lo sciopero del 1936 pare sia stato ispirato da attivisti del Kitawala

Introduzione

All’inizio del XX secolo, intorno al 1908, i missionari della Watch Tower Bible and Tract Society (che diventerà poi il movimento dei Testimoni di Geova) ebbero un notevole successo di proselitismo nell’Africa centro-meridionale, soprattutto perché le loro predicazioni vertevano sull’uguaglianza razziale, su giuste paghe per i lavoratori, sull’imminente arrivo del Regno di Dio e sul concetto di restituzione dell’Africa agli africani.

Diffusione ed etimologia del Kitawala

Inserita, tuttavia, in un contesto del tutto diverso di quello originale americano, la Watch Tower Society cambiò, suo malgrado, nome: infatti, da una diversa pronuncia degli indigeni bantù della parola inglese tower (torre) nacque il termine kitawer, diventato poi kitawala. È significativo (come sottolineano alcuni autori) che in Swahili kitawala si traduca con la parola italiana dominio, un concetto che può implicare l’ideale di un governo o dominio futuro dell’Africa in mano agli africani.

Guidato da missionari locali, il movimento Kitawala si diffuse dal 1923 soprattutto in Angola, Rhodesia del Nord (oggi Zambia), Kenya, Nyasaland (oggi Malawi), Uganda e Congo belga (oggi Zaire). La zona dove ebbe il maggiore successo fu la cosiddetta Copperbelt (letteralmente cintura di rame), una vasta area mineraria che si estende dallo Zambia fino alla regione del Katanga (ora Shaba nello Zaire).

Tuttavia, man mano che la diffusione del movimento procedeva, esso “adattava” le ideologie geovane alla situazione locale ed assumeva sempre più un’ideologia rivoluzionaria anti-colonialista, oltre ad incorporare elementi sincretici fra Cristianesimo e religioni tradizionali africane. Le autorità coloniali locali ogni tanto reagivano, confinando i predicatori nelle zone rurali isolate, ma questo non fece altro che permettere a questi ultimi di far sviluppare una forma di auto-coscienza politica nei contadini africani. Nel giro di pochi anni, il movimento aveva perso la maggiore parte dei suoi connotati geovani.

Tomo Nyirenda

È a questo punto che s’inserisce la controversa figura di Tomo Nyirenda, da alcune fonti considerato il vero leader del Kitawala. Nato in Nyasaland (o Malawi) nel 1890 circa, N. studiò per sei anni alla scuola missionaria Livingstonia prima di emigrare come lavorante nella Copperbelt, in Rhodesia del Nord, nei primi anni ’20. Qui fu convertito e battezzato dal missionario geovano Elliot Kenan Kamwana (ca. 1870-1956) nel febbraio 1925, iniziando immediatamente la sua attività missionaria. Fu però incarcerato dalle autorità coloniali britanniche, perché non si era fatto registrare come straniero.

Dopo il rilascio, egli riprese la predicazione, auto-nominandosi Mwana Lesa (Figlio di Dio), e concentrandosi su temi millenaristi che implicavano l’opposizione al colonialismo bianco. Diventò famoso anche per la lotta contro la stregoneria tradizionale africana (caratteristica di altri gruppi africani denominati “movimenti di purificazione”): la sua presunta capacità di identificare streghe e maghi fu, infatti, una qualità più apprezzata dalle superstiziose popolazioni locali rispetto ai suoi generici richiami anti-colonialisti, e a questo risale il fattaccio di Lala (in Zambia). Associatosi, infatti, a Chiwila, un capo-tribù locale, N. architettò un atroce metodo per eliminare gli avversari politici del nuovo alleato, prendendo spunto da una pagina illustrata del famoso Book of Martyrs di John Foxe (1516-1587), in cui le streghe venivano legate ad una sedia ed annegate: riunì quindi tutti i capi in riva ad un impetuoso fiume, adducendo come scusa che Dio lo aveva mandato per “separare le pecore dalle capre” (Matteo 25, 31: ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre”), cioè che doveva eliminare la stregoneria dalla tribù. Procedette quindi a battezzare tutti i presenti per immersione nel fiume, solo che gli avversari di Chiwila furono forzati sott’acqua fino a che non annegavano! In tale maniera, furono uccise 22 persone, mentre gli altri, stregati dalla ritualità e dalla personalità del “profeta”, stavano lì a guardare, senza cercare di aiutare i poveri sventurati.

Successivamente, egli cambiò aria, recandosi a nord, oltre la frontiera, nella provincia del Katanga del Congo belga, ma anche qui, si riporta, continuò la sua attività di “purificazione” compiendo atrocità (pare che avesse annegato centinaia di presunti maghi e streghe), finché, braccato dalle autorità belghe, sconfinò in Nord Rhodesia, dove fu prontamente catturato dalla polizia nord-rhodesiana nel 1926, processato e impiccato nella prigione di Broken Hill (oggi Kabwe), alla presenza dei capi locali.

Il movimento dopo la morte di Nyirenda

Ma, come nel caso di Simon Kimbangu, l’eliminazione del profeta accelerò addirittura la diffusione del movimento, i cui aderenti furono al centro di episodi di contestazione alle autorità coloniali belghe, come nel boicottaggio del 1931 in Elizabethville (ora Lumumbashi) e nello sciopero del 1936 nello stabilimento dell’Union Minière a Jadotville (ora Likasi), o alle autorità britanniche, come nel 1942 durante la rivolta dell’Uganda.
Kitawala continuò come movimento religioso nazionalistico africano, la cui dottrina teologica variava da luogo a luogo, ma che aveva in comune la lotta anche violenta contro la stregoneria, l’esistenza di un Dio nero, la denuncia dell’autorità coloniale come opera di Satana e la disubbidienza civile d’ispirazione geovana (rifiuto di salutare la bandiera, di pagare le tasse e di partecipare ad attività politiche): tuttavia il distacco dai Testimoni di Geova era diventato così elevato, che questi ultimi ne se dissociarono definitivamente nel 1949. La situazione non migliorò con la fine del periodo coloniale, e anche le nuove autorità dello Zaire hanno avuto il loro bel daffare a tenere sotto controllo le intemperanze di questo gruppo.