Roncaccia, Basilio (1876-1959), gli Apostoli della Fede e la Missione Divina, e gruppi collegati

Basilio Roncaccia

Diversi gruppi religiosi taumaturgici italiani vengono fatti risalire agli insegnamenti del guaritore Basilio Roncaccia, nato nel 1876.
Egli, convinto di essere investito di una missione divina, grazie a rivelazioni, visioni e messaggi soprannaturali ricevuti, si presentò negli anni ‘20 del XX secolo come il novello San Pietro, dotato di poteri taumaturgici ed il cui intento era di rifondare la Chiesa Cattolica, corrotta dal potere. La sua predicazione si concentrò soprattutto nel quartiere di Trastevere e fra gli emigrati del Meridione, residenti nei quartieri periferici della capitale d’Italia.

Nel 1936 R. fondò la Missione Divina “per far rivivere il vero Cristianesimo” attraverso la ricostituzione del Collegio Apostolico. Dal 1946 egli mandò i propri seguaci, denominati “Apostoli della Fede”, a due a due, a fare proselitismo in diverse città italiane: di questo se ne accorse la Chiesa Cattolica, che nel numero del 22-23 settembre 1952 dell’Osservatore Romano, diffidò i cattolici dall’aderire a questo movimento, in quanto “i principi e la prassi di detti Apostoli della Fede sono in parecchi punti in contrasto con la dottrina della Chiesa”.
Dopo la morte di R. il 7 dicembre 1959, la sua Missione si spezzò in diversi gruppi.

Gruppi generati dalla Missione Divina di Roncaccia

I principali gruppi (la cui consistenza complessiva in termini di adepti si aggira intorno ai 13.000 fedeli) che nacquero dalla Missione di Basilio Roncaccia sono:

  • Libera comunità degli Apostoli della Fede, guidata da Rino Celin (1923-2003), a Torre di Padova.
  • Associazione “Luce di Vita” di Saverio Casarin, a Scorzè (in provincia di Venezia).
  • La Missione di Luigia Paparelli, e ulteriori gruppi scismatici.

A parte questi gruppi si segnala anche un inquietante episodio, assunto agli onori della cronaca nel giugno 1987, e che accadde quando due adepte di uno dei gruppuscoli derivati dalla Missione Divina di Roncaccia, con sede ad Acilia (frazione del comune di Roma, lungo la strada per Ostia Antica), Lina Maggi e Lola Fagioli (n. 1921), furono arrestate per occultamento dei cadaveri di Nello Maggi (il fratello di Lina) (1916-1987) e di sua moglie Augusta Piergirolami (1919-1977: morta dunque dieci anni prima!), ormai mummificati. Non erano stati sepolti “perché Dio non voleva” secondo Lina Maggi. Nello Maggi, sua moglie e la Fagioli rappresentavano rispettivamente Cristo, lo Spirito Santo ed il profeta Elia nella dottrina del gruppo, che faceva largo uso di simboli cristiani ed ebrei. I due coniugi, già gravemente malati, erano morti, avendo rifiutato ogni cura medica perché, a loro dire, bastava la fede per guarire.

Libera comunità degli Apostoli della Fede

Questa formazione nasce da una scissione dalla Missione Divina di Basilio Roncaccia, già qualche anno prima della morte del Roncaccia stesso nel 1959.
È stata capitanata da Rino Celin (1923-2003), il quale era entrato in Missione Divina nel 1946, e dalla sede di Torre di Padova si è diffusa nel Veneto (Padova, Vicenza), in Lombardia (Brescia) e in varie altre parti d’Italia (Roma).
Dopo aver aderito al gruppo di Roncaccia, C. si recò a Roma per conoscere di persona il fondatore del movimento, che gli affidò copia dei messaggi ricevuti dal 1936 fino al 1942. Tornato in Veneto, C. organizzò riunioni con i suoi “Apostoli della Fede”, in cui faceva leggere i messaggi, ritenuti “celesti” perché ricevuti da Roncaccia direttamente dal “cielo”, chiedendo poi ai presenti di commentarli. Gli adepti erano convinti che C. fosse in diretta comunicazione con Dio e che, attraverso di lui, Dio operasse guarigioni miracolose, trasmettesse messaggi, elargisse benedizioni.

La comunità utilizza, come testi, quelli canonici cristiani, limitandosi però solamente ai Vangeli (principalmente quello di Giovanni, dove l’autore esalta la figura di Cristo come Figlio di Dio e la sua missione salvifica), e ad alcuni parti della Genesi, con l’aggiunta dei vangeli apocrifi. Però, a quest’impianto, parzialmente “cristiano tradizionale” (o quasi), si aggiungono dottrine gnostiche, induiste karmiche, antroposofiche, teosofiche secondo il pensiero di Jiddu Krishnamurti (1895-1986), e comunicazioni medianiche di Jakob Lorber (1800-1864) e di Max Seltmann (1882-1972).
Per C. l’anima, spirito preesistente, è la parte dell’uomo decaduta nella materia (cioè il corpo) e che deve risalire. Quest’atto avviene attraverso il passaggio attraverso molti corpi (non viene quasi mai usata la parola reincarnazione), finché l’anima, espiando karmicamente le proprie colpe, non riesca a liberarsi completamente della materia. Detta redenzione è possibile anche per i demoni (spiriti decaduti nella materia), che devono essere esiliati, più che esorcizzati.
Poiché Cristo ha portato nuova vita anche nella materia, gli Apostoli della Fede devono purificare anche il proprio corpo, attraverso il cibo (niente vino, alcolici, tabacco, solo cibo naturale non “animato”, vale a dire dieta vegetariana), una vita semplice nelle fattorie comunitarie, il rifiuto delle medicine moderne, degli interventi chirurgici e delle vaccinazioni (solo rimedi naturali), il rifiuto dei rapporti sessuali, anche nel matrimonio (meglio preferire le “affinità spirituali”), secondo un antico concetto che ricorda quello dei catari.

Gli unici sacramenti permessi fra gli Apostoli della Fede sono la confessione e la comunione, quest’ultima ricevuta dopo un opportuno digiuno dalla mezzanotte del giorno prima. Tuttavia, i sacramenti sono raccomandati o permessi a coloro che sono all’inizio del cammino spirituale, con la prospettiva di superare questo momento con l’opera della stessa Missione Divina.
Fra l’altro va precisato che l’Eucaristia viene somministrato da parte dei sacerdoti cattolici: infatti, solitamente gli Apostoli frequentano con regolarità ambienti cattolici, anche partecipando ai riti ufficiali della Chiesa cattolica: questo presunto nicodemismo ha provocato la reazione della gerarchia cattolica.

Nel 1989 e nel 1992 la diocesi di Padova ha diffidato i fedeli dall’aderire al Movimento degli Apostoli della Fede, e nel marzo 1999 la diocesi di Vicenza ha vietato ai propri sacerdoti dal celebrare l’Eucaristia in occasione del raduno annuale degli Apostoli della Fede, che si tiene il Lunedì dell’Angelo (essi, infatti, ritengono che Gesù sia risorto di lunedì, e non di domenica).
Del resto la Libera Comunità degli Apostoli della Fede non è una chiesa autonoma, non ha propri riti o gerarchie ecclesiastiche, ma si dichiara parte del “movimento religioso” fondato da Cristo. È retta da un Consiglio degli Anziani, formato da tre Apostoli, che rimangono in carica per tre anni. Organizza incontri settimanali di preghiera, pratica la rigorosa osservanza dei 10 comandamenti e non svolge un proselitismo attivo, poiché solo Dio può risvegliare la fede degli uomini.
Per quanto riguarda l’aspetto della guarigione, per gli Apostoli, questa si ottiene mediante la fede che sana sia l’anima sia il corpo (loro affermano, infatti, che se guarisce l’anima, guarisce anche il corpo), ma anche un solo dubbio sull’onnipotenza di Dio è mancanza di fede: per questo è indispensabile credere ciecamente alla propria guarigione, e una volta guarito per fede, il fedele può sperare di ricevere il dono soprannaturale di guarire altri, anche se per essere ammessi al gruppo occorre sottostare ad un tirocinio quinquennale.
Si stima che ci siano circa 1.000 aderenti su tutto il territorio nazionale.

Associazione “Luce di Vita” di Saverio Casarin

Associazione fondata da Saverio Casarin (nessuna parentela con Roberto Casarin, fondatore, a sua volta, del movimento Anima Universale), di Scorzè (in provincia di Venezia).
C., già all’età di 19 anni, era in contatto con Padre Pio da Pietralcina, che sarebbe stato il suo consigliere spirituale fino alla morte di quest’ultimo nel 1968. In quel periodo, intorno al giovane veneto si era formato un gruppo di preghiera, ma poco dopo egli ebbe un incontro, importante per il suo futuro religioso, con Rino Celin, il quale gli parlò delle attività del gruppo di Basilio Roncaccia, che C. iniziò a frequentare, avendo avuto da Padre Pio rassicurazioni sulla bontà della sua scelta. Quando però Celin si separò da Roncaccia, fondando la Libera Comunità degli Apostoli della Fede (vedi sopra), a sua volta C. si separò con il proprio gruppo da Celin. Qualche anno dopo, nel 1981, egli fondò l’Associazione “Luce di Vita”, che è totalmente indipendente dalla formazione di Celin e si riunisce a Scorzè presso l’abitazione (dove si svolgono anche riunioni di lettura e meditazione sui Vangeli) di C., il quale funge da “moderatore” e “ispiratore” e che si definisce “figlio spirituale del beato Padre Pio e Apostolo della fede della Missione divina”. Infatti, egli ha sempre mantenuto una grande devozione per Padre Pio, e grazie a questo, negli anni ’70, ha anche frequentato Luigi Gaspari, l’altro “figlio spirituale” del santo di San Giovanni Rotondo.

Molti degli insegnamenti di C. ricordano quelli di Celin, come la guarigione anche spirituale mediante la fede, il rispetto dei 10 comandamenti, la comunione (ricevuta rigorosamente in ginocchio) con digiuno dalla mezzanotte precedente. Anche il gruppo di C. è stato fatto oggetto degli ammonimenti della Curia Veneta, in particolare all’inizio degli anni 1990, una disposizione emanata dal vescovo di Treviso, mons. Paolo Magnani, che vietava ai parroci della sua diocesi di concedere l’Eucaristia alle persone che frequentavano il gruppo di C. Questi era insorto protestando per la circolare e difendendosi delle accuse di eterodossia, ma, in seguito, per appianare i contrasti, egli ha consigliato a suoi seguaci di accostarsi alla comunione, rispettando le indicazioni canoniche.
Il sito Internet dell’associazione di C. è www.padregeneratore.it/

La Missione di Luigia Paparelli

Luigia Paparelli nacque a Scranton (in Pennsylvania, USA) il 7 dicembre 1908 da genitori umbri emigrati negli Stati Uniti. Rimasta orfana di padre, ritornò con la madre e il patrigno in Italia (vicino a Perugia) e qui nel 1924 sposò Salvatore Becchetti (1905-1963), con il quale si trasferì a Roma, dove nacque nel 1931 il loro unico figlio, Orlando. Negli anni ’40 la P. conobbe Basilio Roncaccia, con il quale divideva il desiderio di soccorrere i malati e la devozione per la Trinità, ma ben presto si separarono per divergenze sul metodo. Precedentemente, nel 1937, l’episodio chiave della sua misteriosa malattia che la colpì così gravemente che i medici del Policlinico Umberto I, dove era ricoverata, volevano operarla: ella si oppose a questa decisione, affermando che, grazie ad una visione del Signore, sarebbe guarita per intervento miracoloso divino, ed effettivamente, nonostante una breve ricaduta, i sintomi scomparvero in maniera definitiva.

Per i sette anni successivi, s’isolò in penitenza finché si convinse nel 1944, in seguito ad un’ulteriore esperienza mistica, di aver acquisito poteri taumaturgici. Ella operò, quindi, la sua prima guarigione nell’ottobre dello stesso anno, e poco dopo fondò la sua Missione Luigia Paparelli. I “Fratelli” appartenenti alla Missione si distinguevano per un anello al dito con i simboli della Trinità e consideravano P. come “La Maestra”, la quale guariva secondo un rigido cerimoniale che prevedeva la preparazione del malato, il quale doveva presentarsi a digiuno dalla sera prima, senza aver fumato, ingerito farmaci, lavato i denti o messo del rossetto. P. segnava il malato quattro volte (fronte, labbra, cuore e parte malata), recitava una breve formula (“Signore, scaccia da queste membra gli spiriti maligni”), ma esigeva che la persona successivamente digiunasse, pregasse, facesse penitenza, e, soprattutto, che si recasse in una chiesa cattolica per confessarsi e fare la Comunione.

Le attività della “Maestra” e dei suoi “Fratelli” attirarono l’attenzione dell’autorità giudiziaria nel 1950 per esercizio abusivo della professione medica (P. fu però successivamente scagionata), e nel 1970 dell’autorità religiosa, che dichiarò trattarsi di “manifestazioni superstiziose” ed esortò i vescovi del Lazio dal dissuadere i fedeli dal recarsi dalla guaritrice.
Ciò nonostante, la Missione continuò ad espandersi in Lazio, Umbria e Toscana, ed ebbe un certo impulso dal pronunciamento nel 1948 di Papa Pio XII (1939-1958) contro la doppia appartenenza alla Chiesa Cattolica e al Partito Comunista: diversi fedeli, che non accettarono questo diktat, decisero di aderire al gruppo della guaritrice, che non faceva problemi sulle tessere di partito.

La P., che morì il 28 agosto 1984 a Valmontone (in provincia di Roma), ha sempre sostenuto di non voler fondare una nuova religione: la sua Missione è formata senz’altro da cattolici (del resto anche il CESNUR definisce questo gruppo come parte del “Cattolicesimo di frangia”), i quali preferiscono alcune liturgie tradizionali (l’Eucaristia ricevuta nelle mani ed il digiuno preparatorio dalla mezzanotte del giorno precedente, una caratteristica di tutti i gruppi discendenti da Roncaccia) e credono anche nei fenomeni soprannaturali e nei poteri taumaturgici della “Maestra”.

Dopo la sua morte, il movimento, che contava circa 10.000 seguaci, residenti, come si diceva, soprattutto nel Lazio, Umbria e Toscana [ma anche nelle Marche e in Sicilia, e all’estero (Paesi scandinavi, Svizzera, Francia e USA)], si è frazionato.
Il gruppo più consistente è quello di Orvieto guidata dalla veggente Rina Menichetti Frizza (n. 1928), che afferma di essere stata prescelta come successore della guaritrice. I suoi seguaci, chiamati “Apostoli della Santa Trinità” o “Apostolini”, hanno fondato a Gambassi Terme (in provincia di Firenze) l’associazione “La Missione – Luigia Paparelli”. È soprattutto quest’organizzazione che, nelle visioni della Menichetti (ella afferma, regolarmente ogni mese, di vivere un’intensa esperienza extra-corporea, in cui incontra la “Maestra”), ha insistito per una divinizzazione della Paparelli, la quale avrebbe affermato di essere il Figlio del Padre (“Cristo-Luigia”), tornato per la seconda volta incarnandosi come donna sulla Terra, ed il cui nuovo ritorno è atteso dai Fratelli della Missione. Ciò lo si nota anche in un sito (ufficiale?) della Missione, www.missionedivinaluigiapaparelli.com/, dove, grazie a questa divinizzazione, la Santa Trinità diventa un Quinario [Padre, Figlio, Spirito Santo, Maria Santissima e Maestra Luigia Paparelli].

Infine, gli altri fedeli dalla Missione della Paparelli, che non hanno seguito la Menichetti, operano o in un gruppo autonomo a Roma, nella sede storica della Missione, o risiedono sempre a Gambassi Terme, ma riconoscono come loro leader, invece della Menichetti, la veggente Maria Russi, detta Maria di Velletri, nella quale la “Maestra” si sarebbe reincarnata.