Schwenckfeld von Ossig, Caspar (1489-1561) e schwenckfeldiani

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Caspar Schwenkfeld von Ossig (immagine tratta da U.Gastaldi: Storia dell'anabattismo)

per gentile concessione della Claudiana editrice

La vita

Caspar Schwenckfeld nacque ad Ossig (Osiek), nella regione tedesca (ora polacca) della Slesia nel 1489, da una famiglia nobile di devoti cattolici. Dopo aver studiato a Lübben (Lubin), Liegnitz (Legnica) e Colonia, S. s'iscrisse all'università di Francoforte sull'Oder nel 1507. Avviato alla carriera diplomatica, S. agì da consigliere per diversi nobili dell'epoca: nel 1511-1515 per il duca Karl I di Münsterberg-Oels (1476-1536), nel 1515-1518 per il duca Georg I di Brieg (1481-1521, duca dal 1495) ed infine nel 1518-1523 per il Duca Friedrich II di Liegnitz (1480-1547). Tuttavia fu proprio durante quest'ultimo periodo che vari episodi cambiarono radicalmente la sua vita: nel 1518 S. ebbe una "visita del Divino", secondo le sue parole (notare che i suoi primi anni di vita non erano stati particolarmente dediti alla religione), nel 1519 morì suo padre e conseguentemente S. divenne co-erede, con il fratello Hans, della tenuta di famiglia, ma soprattutto nello stesso periodo egli divenne progressivamente sordo ed ebbe ovviamente delle crescenti difficoltà nella sua carriera diplomatica.

A questo punto S. si dedicò allo studio approfondito delle Sacre Scritture, dei primi scritti della Chiesa e delle lingue ebraica e greca e un viaggio nel 1521 a Wittenberg per incontrare i riformatori Melantone e Carlostadio (Lutero, in quel periodo, era rifugiato nella rocca di Wartburg) lo convinse ad aderire al luteranesimo e nell'anno successivo riuscì a convertire anche il duca Friedrich II di Liegnitz.

Tuttavia nel 1523, a causa della sordità, S. dovette definitivamente abbandonare il suo incarico di consigliere del Duca. Si dedicò quindi, a tempo pieno, alle questioni religiose dell'epoca, entrando, tuttavia, ben presto in rotta di collisione con Lutero. Infatti nel 1524 inviò una nota di ammonimento ai predicatori della Slesia contro i problemi che potevano sorgere dalla teologia luterana e nel 1525 S. rielaborò il proprio pensiero sulla Cena del Signore nelle Dodici tesi sui Sacramenti, inviandone una copia scritta a Lutero: questi non solo respinse le teorie di S., ma prese ad attaccarlo chiamandolo La terza testa della detestabile setta sacramentaria.

Per tutta riposta S. dichiarò l'intenzione sua e dei suoi seguaci di non accostarsi all'Eucaristia, finché non si fossero sistemati le divergenze a riguardo. La protesta, denominata Stillstand, iniziò nel 1526. Nel frattempo S. entrò in discussione con gli anabattisti, domandandosi lui stesso sull'utilità del battesimo infantile, ma, nello stesso tempo, rifiutando quello per adulti.

In seguito la pressione dei luterani e l'incauta pubblicazione di due suoi scritti in Svizzera, che provocò la reazione del re d'Ungheria e Boemia, e futuro imperatore, Ferdinando I (1526-1564), costrinsero S. all'esilio nel 1529 a Strasburgo, dove arrivò il 18 Maggio. A Strasburgo, centro dell'azione riformatrice di Martin Bucero (Butzer), S. fu ospite del predicatore Wolfgang Capito (1478-1541), ma ben presto (1530), egli si mise in luce, polemizzando con Bucero per la posizione assunta da quest'ultimo di mediatore nella diatriba sull'Eucaristia tra Zwingli e Lutero.

La sua presa di posizione gli costò una convocazione davanti al Sinodo della città, alla quale S. si sottrasse intraprendendo, per propagandare le proprie idee, lunghi viaggi per la Germania, soprattutto ad Ulm, dove si recò a vivere soprattutto, dal 1534, quando fu definitivamente espulso da Strasburgo. Eppure quest'uomo, perenne bastian contrario del protestantesimo, non ebbe neanche allora vita facile, non volendo scendere mai a compromessi con l'ortodossia luterana: rifiutò ostinatamente, scrivendone contro, gli articoli della Formula di Concordia e per questo fu espulso anche da Ulm nel 1539.

Nel 1540 S. fu formalmente condannato dal sinodo di teologi luterani riuniti a Smalcalda. Da qui iniziò un duro periodo di persecuzione che lo portò a vivere spesso all'addiaccio, spostandosi solo di notte o sotto le tempeste: ciò nonostante S. trovò il tempo di scrivere nel 1541 la sua opera più famosa La grande confessione sulla gloria di Cristo, vergata nella biblioteca del monastero benedettino di Kempten, nella Baviera meridionale, vicino al quale (forse a Wengen) visse per un anno.

Finalmente, nel 1542 egli poté godere di un periodo di relativa tranquillità, ospite nel castello di Georg Ludwig von Freyberg, situato a Justingen (vicino ad Ulm), ma soprattutto sotto la potente protezione di Filippo, langravio d'Assia (1504-1567). In questi anni, pur tallonato dai suoi nemici, tra cui Johannes Brenz, che minacciarono di farlo impiccare o di mandarlo al rogo, S. proseguì nella sua instancabile opera d'evangelizzazione attraverso tutta la Germania meridionale. Il periodo d'oro per S. terminò, tuttavia, con la fine della guerra smacaldica nel 1546 e la prigionia di Filippo d'Assia: S. dovette riparare nel 1547, sotto mentite spoglie, nel convento francescano di Esslingen. E tuttavia anche in quel momento S. non desistette dall'attaccare il Cattolicesimo per la Messa ed il Protestantesimo per la sua commistione stato-chiesa: fu quindi accusato dai predicatori di Augsburg (Augusta) e fatto ricercare nel 1553 dal Duca di Württemberg e nel 1556 dalle autorità del Palatinato,

Nuovamente, per sfuggire all'arresto, S. si diede alla macchia o fu ospite di amici compiacenti, come la famiglia Streicher di Ulm, presso i quali il 10 Dicembre 1561 S. morì, ammalato e stremato dalle persecuzioni. Perfino dopo la morte, il luogo della sua sepoltura fu tenuto nascosto: si racconta che fu sepolto nella cantina della casa degli Streicher ad Ulm.

La dottrina

La cristologia schwenckfeldiana, di tipo spiritualista, era fortemente intrisa di monofisismo: per lui la natura umana e divina di Cristo erano fusi in una sola Persona divina. Gesù era stato gradualmente divinizzato durante il suo soggiorno terreno e ritornato in cielo, era stato glorificato alla destra del Padre. La Sua stessa carne era stata glorificata o deificata, perdendo le caratteristiche umane.  

Quindi, poiché Gesù era in contatto solo spirituale con l'uomo, S. credeva che nell'Eucaristia il Corpo ed il Sangue di Cristo non potevano essere presenti sotto le specie del pane e del vino. Riprendendo la prima lettera ai Corinzi di San Paolo (11:27 e s.): Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà il calice del Signore indegnamente, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ognuno dunque esamini prima se stesso e così mangi di quel pane e beva di quel calice, perché chi ne mangia e beve, mangia e beve la sua condanna, se non discerne il corpo del Signore, S. affermò che chiunque si avvicinava al sacramento dell'Eucaristia, senza discernere, cioè comprendere che la Chiesa non era quella organizzazione che tutti riconoscevano, bensì il Corpo universale di Cristo, disprezzava il Cristo glorificato. In questo S. era all'antitesi degli anabattisti, che ponevano l'accento sulla storica figura di Gesù di Nazareth.

Da ciò se ne deduce che un Cristo spirituale rendeva superfluo la Chiesa, i sacramenti, i dogmi: l'esperienza religiosa dell'uomo doveva essere tutta spirituale. Il sogno, dunque, di S. era di liberare il Cristianesimo da ogni dogma e per lui non era neppure necessaria un'organizzazione formale della Chiesa.

Le opere

S. scrisse centinaia di libri, opuscoli, manoscritti, lettere a persone famose, la maggior parte dei quali non è mai stata pubblicata, per l'ostracismo posto in essere dal luteranesimo.

Il suo più famoso lavoro comunque resta La Grande Confessione sulla Gloria di Cristo.

Gli schwenckfeldiani

Dopo la morte del loro capostipite nel 1561, gli schwenckfeldiani minacciarono di estinguersi varie volte, poiché non si conformarono né alla Confessione di Augusta del 1530, né alla Formula di Concordia del 1577. Per questo vennero senza pietà perseguitati sia dai cattolici che dai luterani. Se scovati durante le loro cerimonie in case private, essi erano mandati come schiavi sulle galee o obbligati ad arruolarsi come soldati nelle guerre contro i Turchi.

Nel XVII secolo la setta stava proprio per estinguersi, e nel 1726, a causa di un'ennesima inchiesta del Gesuiti, gli s. decisero di emigrare in America: solo alcuni decisero di aderire, sebbene per poco tempo, ai Fratelli moravi del conte Nikolaus Ludwig von Zizendorf. Nel 1734, dunque, un gruppo di s. partì per la Pennsylvania, dove fondarono le loro prime colonie vicine a Philadelphia e dove nel 1782 fu fondata la Chiesa Schwenckfeldiana. Tuttavia la permanenza americana ammorbidì di molto i toni della dottrina s. e nel 1895, la Società degli Schwenckfelder decise di diventare una denominazione congregazionalista protestante, accettando il battesimo degli adulti e la Cena del Signore, terminando, di fatto, la Stillstand, durata ben 370 anni.

Oggigiorno la Chiesa Schwenckfeldiana (Schwenckfelder Church) è una delle più piccole confessioni protestanti del mondo, raggiungendo il numero di appena 3.000 fedeli, organizzati in cinque chiese, tutte in Pennsylvania, ed è ancora autonoma, avendo respinto, negli anni '60, una proposta d'adesione alla neonata (1957) United Church of Christ, fondata con l'intento, parzialmente fallito, di fondere le diverse denominazioni congregazionaliste con la Chiesa Evangelica Riformata. Siti specifici:

http://www.schwenkfelder.com/

http://www.centralschwenkfelder.com/