Panciatichi, Bartolomeo il Giovane (1507-1582)

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Agnolo Bronzino: Bartolomeo Panciatichi

(Uffizi, Firenze)

La vita

Il mercante e umanista Bartolomeo Panciatichi il Giovane nacque in Francia nel 1507, figlio naturale (legittimato nel 1531) del ricco mercante Bartolomeo Panciatichi il Vecchio, di famiglia originaria di Pistoia. Il padre dirigeva a Lione la principale azienda commerciale fiorentina in Francia. P. il giovane fu, da piccolo, paggio alla corte di Francesco I di Francia (1515-1547), ma si formò culturalmente a Lione in quel calderone d'idee di rinnovamento della Chiesa, indubbiamente influenzato dal pensiero riformista proveniente dalla Germania e dalla Svizzera. Tra l'altro, P. ebbe la possibilità di seguire direttamente il movimento di rinnovamento spirituale di Jacques Le Fèvre d'Étaples e del vescovo riformatore di Meaux, Guillaume Briçonnet.

Nel 1528 (o nel 1534 secondo altre fonti) P. sposò Lucrezia di Gismondo Pucci, con la quale visse a Lione fino al 1538, occupandosi molto di più dei suoi studi umanistici [tradusse in francese le opere religiose di Pietro Aretino (1492-1556)] che dell'azienda paterna, la cui gestione lasciò in mano ad alcuni parenti. In seguito, tra la fine del 1538 e l'inizio del 1539, si stabilì a Firenze, dove diventò un riferimento per l'entourage culturale della città: il 20 gennaio 1541 fu accolto nell'Accademia degli Umidi, che, il 31 gennaio, lo elesse riformatore dei propri Statuti.

Nel 1545 il Duca Cosimo I de' Medici (duca di Firenze: 1537-1569 e granduca di Toscana: 1569-1574), lo nominò console inviandolo, nel 1547, come suo incaricato di fiducia in Francia per ristabilire i rapporti con la corte francese, incrinatisi in seguito ad uno sgarbo di etichetta nei confronti dell'ambasciatore fiorentino, Giovanni Battista Ricasoli. P. ne approfittò per documentarsi sui progressi della Riforma in Francia e per portare a casa una serie di libri riformati, tra cui la Christianae religionis institutio di Calvino, alle dottrine del quale egli aderì, facendo propaganda attiva a Firenze, non appena rientrato, nell'ambito dell'intellighenzia evangelica fiorentina, che aveva annoverato, tra gli altri, il letterato Pier Vettori (1499-1585), Ludovico Manna, Aonio Paleario, Benedetto Varchi, Pier Francesco Riccio, Pietro Carnesecchi e Marcantonio Flaminio.

Il 17 ottobre 1551, scoppiò il caso di Pietro Manelfi: l'ex sacerdote e anabattista pentito, che rivelò tantissimi dettagli sulle organizzazioni anabattiste ed evangeliche italiane e portò, fra il dicembre 1551 ed il gennaio 1552, ad arresti di massa negli ambienti evangelici fiorentini. Anche Manna e P. furono arrestati, ma, quest'ultimo, dopo aver pagato un grosso riscatto, fu liberato in febbraio: la probabile promessa a Cosimo I di non occuparsi più di religione favorì la sua elezione a consigliere dell'Accademia Fiorentina (l'ex A. degli Umidi) il 24 febbraio 1552. Da quel momento P., abbandonata - o perlomeno nascosta - ogni pericolosa simpatia per il calvinismo, fu ricordato solamente per la sua carriera politica (senatore nel 1567, commissario a Pisa nel 1568 e a Pistoia nel 1578), che si concluse con la sua morte nel 1582.

Curiosità

Di Bartolomeo Panciatichi e della moglie Lucrezia esistono due celebri ritratti del Bronzino conservati nella Galleria degli Uffizi a Firenze.