Noeto era vescovo di Smirne alla fine del II secolo e fu probabilmente un seguace di Prassea. Tradizionalmente, ma a torto, N. fu considerato il fondatore del modalismo, che affermava che le persone della Trinità non erano altro che "modi" di essere dell'unico Dio: il Padre come virtù legislatrice, il Figlio come virtù redentrice, lo Spirito Santo come virtù santificatrice.
N. venne a Roma all'inizio del III secolo per divulgare la sua dottrina modalista radicale (detta noetismo), che presentava, tra l'altro, idee patripassianiste, che propugnavano il concetto di un Dio Padre, che aveva sofferto e patito la Passione in prima persona, poichè il Figlio era solamente un "modo" scelto dal Padre stesso per manifestarsi.
La predicazione di N. si inserì in un momento difficile per la Chiesa Cattolica alle prese con movimenti particolarmente popolari nell'epoca: gli adozionisti di Teodato di Bisanzio, i gnostici valentiniani e i montanisti. Poiché i modalisti erano fieramente contrari, in particolare, a quest'ultimo movimento, si spiega come mai sia Prassea, che il discepolo di N., Epigono furono accolti perfino positivamente dai papi Vittore I (189-198) e Zefirino (198-217). Altrettanto comprensibile fu la reazione violentemente antimodalista dello scrittore cartaginese Tertulliano (155-222), noto simpatizzante del montanismo, al quale avrebbe aderito dal 207, e autore del libello Adversus Praxean.
In ogni caso, in patria non andò così bene a N., che fu scomunicato dall'assemblea di Smirne nel 200 e conseguentemente dichiarato decaduto dalla carica di vescovo.