Il nome di lollardi venne dato ai seguaci di John Wycliffe e contraddistinse un movimento eretico inglese del XIV e XV secolo.
L'origine del nome è incerta: pare dall'olandese lollen, cantare o, secondo alcuni autori, il soprannome, attribuito sarcasticamente ai lollardi dai loro avversari cattolici, deriva dall'inglese to lollop, camminare goffamente o to loll, sedere oziando.
A dir la verità, negli anni di Wycliffe, il termine di L. fu applicato a diversi movimenti di dissenzienti religiosi, non necessariamente wycliffiti, come ad esempio i begardi, i fratelli del libero spirito, i singoli cavalieri in rotta con l'autorità della Chiesa, i parrocchiani che non volevano pagare le decime, i seguaci del visionario gallese Walter Brute, ecc.
Dopo la morte di Wycliffe nel 1384, divenne il leader del movimento il suo segretario, John Purvey, che approfittò della schizofrenia del tirannico re Riccardo II (1377- deposto 1399), per rinforzare la posizione del movimento, protetto da diversi esponenti della nobiltà. Egli giunse anche a presentare nel 1395 al Parlamento un progetto di riforma della Chiesa inglese, che fu ovviamente respinto, in dodici punti, che ricalcavano i precetti di Wycliffe.
Ma, in seguito alla deposizione di Riccardo da parte di Enrico di Lancaster (il figlio di Giovanni, il protettore di Wycliffe), divenuto re Enrico IV (1399-1413), la situazione per i L. cambiò radicalmente in peggio. Infatti Enrico, per ringraziarsi la Chiesa, iniziò una energica azione di soppressione del movimento L., contrassegnata dall'Atto De Hæretico Comburendo (Del bruciare gli eretici) del 1401, che permetteva ai vescovi di arrestare, imprigionare, torturare e consegnare al braccio secolare gli eretici. Il primo L. a pagare con la vita l'applicazione di questa legge fu il prete londinese William Sawtrey, che dichiarò il suo rifiuto nel dogma della transustanziazione e nell'autorità della Chiesa. Anche all'estero si reagì al movimento L.: in particolare in Boemia, dove nel 1403 l'università di Praga condannò gli scritti di Wycliffe, tradotte in boemo dai suoi seguaci.
Nel 1408, il grande avversario del movimento, l'arcivescovo di Canterbury Thomas Arundel, stabilì in un sinodo ad Oxford le regole (costituzioni) per poter predicare in pubblico, tradurre le Sacre Scritture e insegnare teologia nelle scuole.
Infine nel 1415 fu pronunciata postuma la condanna di Wycliffe per eresia al Concilio di Costanza e nel 1428, dietro pressioni di Papa Martino V (1417-1431), il suo corpo fu riesumato e bruciato sul rogo, e le ceneri sparse nel fiume Swift. Tuttavia, già da prima, nel 1414, i L., vista minacciata la loro sopravvivenza, avevano organizzato un'insurrezione armata per rapire il re Enrico V (1413-1422), sotto il comando di Sir John Oldcastle, l'anno precedente processato e imprigionato per eresia, ma che era riuscito a fuggire dalla famigerata Torre di Londra per mettersi a capo degli insorti. La chiamata alle armi dei L. fu un vero insuccesso e ben pochi risposero all'appello: secondo alcuni autori solo 300, di cui 80 furono catturati. Di questi 69 (altri autori riportano 44) furono messi a morte. Oldcastle riuscì a sfuggire alla cattura per tre anni, finché non fu catturato nel 1417 e impiccato su una forca sotto la quale bruciava un fuoco lento. La persecuzione del movimento continuò per altri due decenni fino ad un nuovo tentativo d'insurrezione organizzato dal L. William Perkins, represso nel sangue, nel 1431.
I L. continuarono a sopravvivere, ma anche essere perseguitati fino quasi all'avvento della Chiesa d'Inghilterra nel 1534: perfino durante il regno di Enrico VIII (1509-1547) ne furono bruciati sul rogo due nel 1511 e quattro nel 1522.
Nel 1523 furono infine fatti oggetto di un elogio di Erasmo da Rotterdam, che li definì "conquistati, ma non estinti", e negli anni successivi furono gradualmente riassorbiti dal Protestantesimo inglese, di cui avevano promosso le idee due secoli prima.