Simons (o Simonsz), Menno (ca. 1496-1561) e mennoniti

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Menno Simons

 

Situazione storica dell'anabattismo dopo la disfatta di Münster

La figura di Menno Simons s'inserisce autorevolmente nel momento di acceso dibattito nel movimento anabattista, dopo la folle avventura della dittatura di Münster, conclusosi tragicamente nel 1535. Gli anabattisti si divisero infatti in coloro che, convinti della necessità della violenza rivoluzionaria, volevano portare avanti l'esperienza di Münster, e coloro che invece rifiutavano la violenza, pur rifacendosi alle profezie di Melchior Hofmann.

I primi, più radicali, rimasero convinti dell'attuazione della poligamia e della comunione dei beni. Essi facevano riferimento a Jan van Batenburg (1495-1538), da cui presero il nome di Batenburger e si dedicarono per anni (almeno fino al 1580) a violenze e saccheggi in Olanda, Belgio e Germania nord-occidentale, anche dopo la cattura e esecuzione capitale nel 1538 del loro capostipite. Simili nei convincimenti apocalittici a questi radicali, ma non violenti come loro nelle azioni, si possono citare i familisti di Heinrich Niclaes e i daviditi o davidisti di David Jorisz.

I secondi, il gruppo dei pacifisti, furono guidati dai due fratelli olandesi Dirk (1504-1568) e Obbe (1500-1568) Philips; quest'ultimo aveva ribattezzato sia Joris nel 1534, che, nel 1535, colui che sarebbe diventato il capo indiscusso dell'anabattismo moderato: Menno Simons.

La vita

Menno Simons (o Simonsz) nacque nel 1496 circa a Witmarson (o Witmarsum), nella provincia olandese del Wymbritseradiel (Frisia occidentale) e da giovane studiò per diventare un prete cattolico: fu, infatti, ordinato nel 1524 ed esercitò il sacerdozio per circa 12 anni, dapprima servendo nel paese di suo padre, Pingjum, e successivamente in quello natio. Questo periodo fu costellato dai primi dubbi, a proposito della dottrina della transustanziazione, che tormentarono il giovane S. a tal punto che egli decise di rifiutare questo dogma, pur continuando a servire messa e ad amministrare l'Eucaristia.

Ma nel 1531, il 20 marzo, accadde un episodio a Leeuwarden che accelerò il distacco di S. dalla Chiesa Cattolica. Fu infatti condannato alla ruota e successivamente alla decapitazione un anabattista di nome Sicke Freerks, detto Synder (sarto): l'accettare il martirio per non rinnegare le proprie convinzioni in tema di battesimo infantile colpì profondamente S., che cercò inutilmente conforto ai suoi dubbi nella dottrina cattolica. Neppure un'approfondita lettura degli scritti dei riformatori Lutero, Bucero e Bullinger portò una schiarita nell'animo sempre più tormentato del prete olandese.

Ma dovettero passare altri quattro anni, prima che S. decidesse di fare il gran passo. Infatti nel 1535 si concluse la folle esperienza della dittatura anabattista di Münster, che provocò lutti in molte famiglie di Witmarson, i cui giovani avevano entusiasticamente alla "Nuova Sion in terra" di Jan Matthys. Purtroppo tra coloro che persero la vita a causa della successiva repressione vi fu anche un fratello di S.

Convinto oramai della bontà della dottrina anabattista, ma nella sua forma più pacifica, S. maturò la decisione di lasciare la Chiesa cattolica e fu ribattezzato nel 1535 stesso da Obbe Philips. Nel 1536, un anno dopo, venne a cercarlo una delegazione di anabattisti, guidata da Philips in persona, che lo pregò di accettare di diventare anziano della loro comunità. La sua prima esperienza di predicazione fu a Groningen, dove si sposò e da dove attuò la sua vasta attività di proselitismo, svolgendola tra il 1537 ed il 1541 nella vasta area compresa tra l'Olanda e la Svizzera, lungo la valle del Reno.

Nel 1539 S. scrisse la sua opera principale: il Fundamentboeck (libro dei fondamenti), cui seguirono altri testi come La resurrezione spirituale, Il nuovo battesimo, Meditazione sul 23° salmo.

Nel periodo 1543-44 egli predicò nella Frisia orientale, dove ebbe un dibattito pubblico con il riformatore Jan Laski, ma nel 1545, perseguitato sia dai cattolici sia dai luterani, con una taglia di 100 guilders sulla testa (offerti dall'imperatore Carlo V in persona nel 1542), egli dovette rifugiarsi con la famiglia dapprima a Colonia e poi ad Oldesloe, nell'Holstein, nella Germania settentrionale, dove concentrò il suo campo d'azione, fondando ovunque comunità anabattiste, in suo onore denominate mennonite.

Il suo ultimo rifugio furono le terre di Bartholomaus von Ahlefeld (m.1568), conte di Fresenburg, tra Amburgo e Lubecca e qui, nel villaggio di Wustenfeld, S., debilitato dall'artrite, morì il 31 gennaio 1561.

La dottrina

Per S. non era il battesimo che rigenerava il fedele, bensì la fede e la parola di Dio, e solo dopo poteva seguire il rito del battesimo. Ovviamente egli negava il battesimo degli infanti, anzi per S. il declino della Chiesa cristiana era iniziato nel 407, proprio quando Papa Innocenzo I (402-417) aveva introdotto il battesimo obbligatorio dei bambini. Inoltre per S. la messa, intesa in senso cattolico, era un atto sacrilego, poiché constava nell'adorazione della materia, il pane, come se quest'ultimo fosse stato Dio, mentre era invece solamente spirito.

S. mantenne questo concetto docetista anche per quanto riguardava la nascita di Gesù Cristo: S. era convinto che, come il raggio di luce passava attraverso il bicchiere di acqua senza prenderne la sostanza, così la "carne celeste" di Cristo era passato attraverso il corpo di Maria, senza averne preso una benché minima parte della sua sostanza. Quindi, poiché Gesù era in contatto solo spirituale con l'uomo, S. si allineava con la tesi di Caspar Schwenckfeld, il quale credeva che il Corpo ed il Sangue di Cristo non potevano essere presenti nell'Eucaristia, sotto le specie del pane e del vino. L'Eucaristia era dunque basata sulla "carne celeste" o "carne spirituale".

S. fu un innovatore nel comportamento quotidiano dei suoi seguaci, facendo ritornare gli anabattisti allo spirito originario, basato su semplicità, povertà, carità, e sopportazione. Tuttavia, nonostante la sua mitezza, i contemporanei di S. non furono certo teneri nei giudizi nei confronti dell'ex prete olandese: Calvino lo paragonò ad un asino e ad un cane!

I mennoniti dopo la morte di Menno Simons

Dopo la morte di S., i suoi seguaci, come già detto, furono denominati mennoniti.

Purtroppo quasi immediatamente iniziarono le secessioni interne al movimento: la prima fu quella dei waterlanders (il Waterland era la regione costiera nell'Olanda settentrionale), che furono guidati con energia per 54 anni (dal 1577 al 1638) da Hans de Ries. I waterlanders parteciparono attivamente alla guerra di liberazione dell'Olanda contro gli spagnoli, sia consegnando una forte somma a Guglielmo d'Orange, nel 1572, sia inviando volontari a combattere a fianco dei calvinisti, cosa ancora più straordinaria, vista la tipica vocazione non violenta dell'anabattismo.

Comunque questo spirito pacifista fu ribadito nel 1577 nella Confessione di fede di Waterlander, elaborata da de Ries stesso, in cui si condannò la guerra e la violenza, oltre a sottolineare i punti cardini dell'anabattismo: battesimo solo degli adulti, negazione del peccato originale, condanna del giuramento, obbedienza condizionata alle autorità locali.

Il governo olandese li trattò tutto sommato abbastanza bene, esentando i loro templi e orfanotrofi dal pagamento delle tasse, permettendo loro di fare semplici dichiarazioni al posto dei giuramenti nei tribunali ed esentandoli dalla leva militare dietro pagamento di una somma concordata. I rimanenti mennoniti olandesi invece scomparvero in un frazionamento all'infinito: prima in frisoni (vriezen) e fiamminghi (vlamingen): poi ognuno dei due gruppi si frazionò ulteriormente in conservatori (o vecchi) e moderati (o giovani).

Gli altri mennoniti, che erano la maggioranza, non ebbero la fortuna del gruppo olandese e furono costretti, a causa delle persecuzioni, a spostarsi sempre più verso est, verso la Prussia, la Polonia, l'Ungheria, la Transilvania, fino in Russia, invitati in quest'ultimo paese nel 1786 dall'imperatrice Caterina II (1762-1796), detta la Grande, la quale concesse loro la libertà di religione e l'esenzione militare.

Nel frattempo, nel 1693, dal filone principale dei mennoniti, si era staccato l'ex vescovo svizzero Jakob Amman, il quale aveva fondato una sua chiesa denominata amisch, poi graficamente semplificato in amish. Oramai totalmente scomparsi in Europa, gli amish sono ancora presenti in Stati Uniti, principalmente in Pennsylvania, e sono caratterizzati da una strettissima osservanza biblica, perciò rifiutano qualsiasi modernità, come automobili, telefoni, televisori e lampadine elettriche.   

Nel XIX secolo, quando in Prussia ed in Russia s'introdusse la leva obbligatoria per tutti, i mennoniti ripresero le emigrazioni verso gli Stati Uniti, dove altri loro confratelli, già dal 1663, erano emigrati, in particolare in Pennsylvania, e dove avevano lottato contro il commercio degli schiavi. Altre emigrazioni del XIX secolo portarono i mennoniti russi, attraverso il Pacifico, in Canada (Manitoba), negli Stati Uniti centrali (Nebraska e Indiana) e in Paraguay.

I mennoniti oggi

I mennoniti sono quindi principalmente concentrati in America: infatti, benché secondo le loro statistiche interne ci siano più di un milione di fedeli (tuttavia secondo altre statistiche sono solo 700.000) sparsi in 60 paesi del mondo, solo in Stati Uniti e Canada (secondo la Mennonite World Conference del 1996) ci sono 415.978 membri (altri danno un numero più contenuto di circa 200-250.000 fedeli nordamericani).

La denominazione americana più numerosa è quella della Mennonite Church USA, (sito ufficiale http://www.mennoniteusa.org/) ottenuta dalla recentissima fusione nel febbraio 2002 delle due chiese mennonite più diffuse: la Mennonite Church, (il filone principale con circa 96.000 fedeli), e la General Conference Mennonite Church (progressista con circa 36.000 fedeli in USA e 17.000 in Canada), ma esistono anche altre chiese mennonite derivate da varie scissioni in senso progressista, pietista, revivalista o tradizionalista, come: