Fontanini da Mantova, Benedetto (ca. 1490-dopo 1555)

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Beneficio di Christo (edizione del 1543), da S. Caponetto: La Riforma protestante nell'Italia del Cinquecento,

per gentile concessione della Claudiana editrice

La vita

Benedetto Fontanini, l'autore dell'arcinoto Beneficio di Christo, era nato a Mantova intorno al 1490 ed aveva studiato a San Benedetto Po (o San Benedetto di Padolirone, o Polirone), dove aveva pronunciato i voti ed era entrato nel monastero benedettino il 16 febbraio 1511, avendo come confratelli Giambattista e il fratello di quest'ultimo, Gerolamo (più noto con il nome, assunto in convento, di Teofilo) Folengo (1491-1544), l'originale scrittore del `500, inventore del genere maccheronico goliardico e che si firmava anche con lo pseudonimo di Merlin Cocai o Limerno Pitocco. Nel 1533/34 F. passò, con i due Folengo, al monastero di San Giorgio Maggiore, a Venezia (prima di una lunga serie di tappe, che lo avrebbero portato in giro per l'Italia), dove fece la conoscenza di Reginald Pole e Marcantonio Flaminio: quest'ultimo diventò suo collaboratore per la stesura del Beneficio di Christo.  

Nella primavera 1537 i suoi superiori disposero il trasferimento di F. al monastero di San Niccolò l'Arena di Catania, ma, durante il viaggio verso la Sicilia, egli si fermò per diversi mesi nel monastero dei Santi Severino e Sossi a Napoli, dove entrò in contatto con il circolo valdesiano di Napoli e alcuni suoi frequentatori, come Bernardino Ochino, Pier Martire Vermigli, Pietro Carnesecchi, Ludovico Manna e Vittore Soranzo.

La frequentazione di tutti questi nomi illustri dell'evangelismo italiano stimolò senz'altro F. nella stesura, una volta giunto a Catania, della 1° versione del Trattato utilissimo del beneficio di Giesù Christo crocefisso verso i christiani, o più brevemente Beneficio di Christo, uno dei libri fondamentali per la Riforma in Italia. Il testo venne spedito da F. a Flaminio, che lo rilesse e lo rielaborò.

Nel monastero di Catania, dove F. stette tra il 1537 ed il 1543, egli conobbe e diventò amico del confratello Giorgio Siculo, di cui F. aiutò la diffusione del Libro Grande. In seguito fu nominato rettore a Santa Maria di Pomposa tra il 1544 ed il 1546, mentre nel 1546 tornò a San Benedetto Po. Tuttavia, poco dopo (nel 1548), fu segnalato, da parte di Angelo Massarelli, agente dell'Inquisizione, la sua presenza a Chioggia, dove probabilmente F. si fece notare per le sue idee riformiste. Infatti fu imprigionato nel 1549 a Verona, e trasferito poi a Padova nel carceri conventuali di Santa Giustina per tre anni, assieme a Giorgio Siculo, e in seguito confinato fino al 1552 nel monastero di Santa Croce di Campese, presso Bassano del Grappa.

Nel 1555 lo ritroviamo per la terza volta al monastero di San Benedetto Po e da questa data si perdono le sue tracce: presumibilmente morì poco dopo.

Il Beneficio di Christo

Il libro, che girava in forma manoscritta già dal 1540 [l'originale era in possesso del segretario di Cosimo I de' Medici (1537-1574), il valdesiano Pier Francesco Riccio], venne edito a Venezia dallo stampatore Bernardino de Bindonis nel 1543, uscendo in una forma anonima (alcuni riformatori conoscevano bene l'identità dell'autore e del revisore, ma solo nel 1566, sotto tortura, Pietro Carnesecchi confessò all'Inquisizione che l'autore era effettivamente F.), ed ebbe un successo clamoroso: venne ristampato più volte e, secondo Pier Paolo Vergerio, in sei anni ne furono prodotte almeno 40.000 copie (secondo altre fonti fino a 80.000 copie)!

Il libro, che attinge dal pensiero e dagli scritti dei Padri della Chiesa Agostino, Origene, Basilio, Ilario e Ambrogio e dei massimi riformatori come Lutero, Valdés, Melantone, Calvino e Bucero, consta di sei capitoli, che trattano del peccato originale (1°), della legge di Mosè (2°), della missione di Cristo fra gli uomini (3°), delle nozze mistiche dell'anima con Cristo grazie alla fede (4°), di come il cristiano si veste di Cristo (5°), della Comunione e del Battesimo e della predestinazione (6°).

Il libro, come detto, si diffuse rapidamente negli ambienti evangelisti: era quindi prevedibile che l'ortodossia cattolica reagisse ben presto con energia. Già segnalato nel 1544 nel Compendio d'errori e inganni luterani del domenicano senese Ambrogio Catarino Politi (ca. 1484-1553), il Beneficio di Christo fu definitivamente condannato il 21 luglio 1546, in seguito ad un pesante intervento censorio del vescovo di Aquino e Sessa, Galeazzo Florimonte (m. 1567), al Concilio di Trento. Inserito nel Catalogo dei libri proibiti [il famigerato l'Index librorum prohibitorum, formalizzato successivamente, nel 1557, da Papa Paolo IV (1555-1559)], ogni copia del libro fu così sistematicamente scovata e distrutta dall'Inquisizione che se ne perse completamente le tracce finché nel 1855 fece notizia la scoperta di una preziosa copia nella Biblioteca del St. John's College a Cambridge.