Khlysty e Grigory Rasputin (1869-1916)

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Grigory Rasputin, il più famoso degli aderenti alla setta dei khlysty

 

Il periodo storico

Dalla seconda metà del XVII secolo la Chiesa Ortodossa russa, in seguito alle riforme delle cerimonie religiose, volute dal Patriarca Nikon (1653-1656), conobbe una serie di scissioni e deviazioni, soprattutto da parte di coloro, come l'arciprete Avvakum (che pagò il proprio dissenso con la morte sul rogo nel 1682), che non accettavano queste riforme e vennero per questo soprannominati "vecchi credenti".

Il periodo fu poi caratterizzato, nel secolo successivo, da un continuo frazionamento di questi dissidenti in sette più piccole, come i vari gruppi dei Credenti in Cristo (christovovery), che, pur mantenendo le caratteristiche di dissenso nei confronti della Chiesa Ortodossa Russa (per esempio iconoclastia, rifiuto della gerarchia e dei rituali elaborati), elaborarono particolari dottrine, che non erano necessariamente tutte presenti nel credo di ognuno di queste sette:

  • Credevano nella "luce interiore" come i Doukhobor, che per questo venivano denominati i quaccheri russi,

  • Altri tendevano invece a seguire alla lettera gli insegnamenti della Bibbia, come i Molokanye,

  • Spesso credevano nella reincarnazione di Cristo in qualcuno dei loro predicatori,

  • Alcuni seguivano pratiche di penitenze corporali molto severe, fino all'auto-mutilazione, come i Skoptsy,

  • Altri santificavano il Sabato come giorno santo di riposo, come i Subbotniki, simili ai gruppi sabbatariani inglesi del XVII secolo.

  • Altri, infine, avevano pratiche d'eccitazione mistica che potevano sconfinare in forme di flagellazioni ed erotismo di gruppo, come i Khlysty (o flagellanti).

Khlysty

Questa setta gnostica antinomiana fu fondata alla fine del XVII secolo da un contadino di Kostroma, Daniil Filippov (o Filipich), che pensava di essere uguale a Cristo e perciò iniziò a predicare la possibilità per tutti i suoi adepti diventare Cristo in terra ed entrare in diretto contatto con lo Spirito Santo mediante l'ascetismo, il vegetarianismo e l'astemia, ma soprattutto per mezzo di una danza rituale (di vaga ispirazione sciamanica), nella quale gli adepti erano flagellati.

Dopo tale cerimonia, le leggi ecclesiastiche e la ritualità della Chiesa Ortodossa non erano più necessarie per gli adepti, cui era chiesto un rigorosissimo segreto sulle dottrine della setta (come, per gli gnostici, la Rivelazione era trasmessa direttamente da Cristo ad una ristretta cerchia di iniziati), anche se poi in pratica i membri della setta adottarono un atteggiamento nicodemitico, aderendo formalmente ai riti ufficiali per evitare lo scontro frontale con le autorità ecclesiastiche. Tuttavia alcuni discepoli dichiararono che, avendo ricevuto la Grazia, erano immuni da qualsiasi legge morale, non potevano più peccare e che quindi potevano fare quello che volevano, in particolare nel campo sessuale.

In quest'aspetto, essi ricordavano alcune sette medioevali dell'Europa centro-occidentale, come i Fratelli del Libero Spirito, la Libera Intelligenza e gli Adamiti, ma le assomiglianze erano sorprendenti soprattutto con la setta gnostica dei carpocraziani, con i quali i K. avevano in comune l'atteggiamento verso il peccato. Infatti, secondo queste due sette, il peccato era l'unica via per la Salvezza: solo dopo il peccato e accettando passivamente i desideri, l'uomo poteva essere sinceramente pentito e poteva ambire di risalire al cielo.

Inoltre il sesso doveva essere praticato solo fuori del matrimonio - un vincolo considerato un'offesa allo Spirito Santo - e senza generare figli (c'erano cerimonie per abortire, all'occorrenza): questa credenza, di chiara ispirazione gnostica dualistica, era tesa a liberare l'uomo dalla materia, ritenuta una prigione dell'anima che anelava di risalire a Dio.

Si ritiene che nella Russia all'inizio del XX secolo ci fossero 120.000 adepti di questa setta, o, secondo un'altra statistica, circa 40.000 poco prima della Rivoluzione, in particolare nelle zone di Perm, Kazan, Saratov, Orenburg e Tobolsk, ma, dopo lo stalinismo, il numero è drasticamente diminuito. Oggigiorno si ritiene che esistano alcune colonie residue in alcune zone rurali della Russia, dell'Ucraina e del Caucaso.

Grigory Rasputin (1869-1916)

Senz'altro il più famoso aderente alla setta dei khlysty fu il monaco Grigory Rasputin: egli nacque come Grigory Yefimovich Novykh il 10 luglio (o gennaio) 1869 (ma molti testi sono incerti sull'anno di nascita, che viene fissata tra il 1869 ed il 1873) a Pokrovskoye, vicino a Tyumen, in Siberia. Figlio di un carrettiere, Grisha (come lo chiamavano in famiglia) ebbe, già da piccolo, delle visioni mistiche e mostrò una notevole capacità taumaturgica. Tuttavia era anche ben noto per una caratteristica sicuramente poco spirituale: il suo enorme appetito sessuale, e per questo fu soprannominato Rasputin, che in russo significa depravato.

Arrivato alla maggiore età, R. intraprese l'attività del padre, ma, all'età di 33 anni, incontrò un seminarista del monastero di Verkhoture, che lo introdusse alla setta dei khlysty: R. rimase stregato, si dice, dalla loro combinazione di adorazione mistica e licenziosità sessuale e, abbandonati moglie e figli, decise di propagare la dottrina khlysty a San Pietroburgo, dove si recò nel 1903. Qui divenne amico di alcuni influenti prelati come il vescovo di Saratov, Hermogen (m. 1918) e il confessore della zarina Alexandra Feodovna, l'archimandrita Feofan (o Theofan): quest'ultimo lo introdusse ufficialmente a corte nel 1905. R. colpì molto favorevolmente la zarina, anche per la capacità di aiutare, probabilmente mediante l'ipnotismo e la suggestione, il principe ereditario Alessio nelle sue crisi emofiliache, diventando così intimo della famiglia dello zar Nicola II (1894-1917).

Gli anni che seguirono furono caratterizzate dai noti eccessi in campo sessuale (sia con nobildonne che con prostitute) del monaco siberiano, ma anche da una sua crescente influenza sulle decisioni dello zar, a tal punto che due suoi ex sostenitori, il suddetto vescovo di Saratov, Hermogen e il monaco Sergei Michailovich Trufanoff (Illiodor) cercarono inutilmente per due volte (nel 1911 e nel 1914) di farlo uccidere.

Dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e l'entrata in campo dell'esercito della Russia zarista, R. divenne così influente a corte da poter dire la sua sull'assunzione e sul licenziamento di ministri del governo. Tuttavia, egli si rese sempre più conto del clima d'odio di cui era circondato e sapendo (o temendo) che un giorno sarebbe stato ucciso, predisse a Nicola II che nessuno della famiglia reale sarebbe rimasto vivo per più di due anni dopo la sua morte.

Nella notte fra il 16 ed il 17 dicembre 1916, secondo il vecchio calendario giuliano (o 29 e 30, secondo gli attuali calcoli), R. fu invitato ad un ricevimento da un gruppo di congiurati, che lo volevano morto temendo la sua possibilità di far negoziare una pace separata con la Germania (ipotesi che in ogni caso non dispiaceva alla zarina Alexandra, originaria di una famiglia nobile tedesca).

I congiurati erano l'ambiguo principe Felix Yusupov (1886-1967), il Granduca Dimitri Pavlovich (1891-1942), cugino dello zar, e il politico d'estrema destra Vladimir Purishkevich (1870-1920): essi offrirono a R. del liquore madera e una torta ambedue avvelenati al cianuro, ma, probabilmente grazie alla sua gastrite cronica, apparentemente il veleno non ebbe effetto. Il principe allora sparò un colpo di pistola al monaco, che riuscì ugualmente a scappare in cortile, dove però incontrò gli altri due congiurati: essi gli spararono nuovamente, lo finirono a manganellate, lo legarono e gettarono nel canale Malaja Mojka, tributario del fiume Neva, da cui fu ripescato il suo cadavere due giorni dopo.

Due mesi dopo, nel febbraio 1917, lo zar fu costretto ad abdicare dal primo colpo di stato, la cosiddetta rivoluzione di Febbraio, seguita da quella decisiva dell'Ottobre dello stesso anno. Nicola II e la famiglia furono confinati a Ekaterinburg sugli Urali, dove essi furono tutti uccisi (lo zar, la moglie Alessandra e i cinque figli Alessio, Tatiana, Olga, Maria e Anastasia) per ordine del soviet locale nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918, a meno di due anni dalla morte di R., rispettando quindi l'ultima tremenda profezia del monaco.